La confidenza non naturale uomo-fauna

Il caso degli orsi marsicani…e non solo.

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Nei giorni scorsi sui social sono stati pubblicati centinaia di post e contenuti commemorativi per Juan Carrito, ma chi è e perché è famoso? 

Se non lo conoscete, Juan Carrito è, o meglio era, uno dei pochi esemplari rimasti di orso bruno marsicano, specie a rischio estinzione endemica degli appennini, in particolare di quello abruzzese (endemica vuol dire che quella specie vive solo in un dato territorio e non è possibile trovarla da nessun’altra parte nel mondo). Questo nome, che non è propriamente italiano, è stato scelto in onore del presidente del Parco Nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise, Giovanni Cannata, ma, siccome la località del Parco in cui è stato avvistato per la prima volta, ovvero Carrito, ha un suono un pò spagnoleggiante, si è scelto di chiamarlo Juan Carrito.  

Juan era famoso per essere un orso confidente, ossia che non aveva timore degli esseri umani e, per questo motivo, si aggirava spesso e volentieri in vari borghi abruzzesi in cerca di cibo

Juan Carrito a spasso per le strade di Pizzoferrato (CH). Settembre 2022. Foto di Giosuè Colarelli.

Proprio per questa sua frequentazione delle aree urbane sono state moltissime le persone che hanno avuto l’occasione di avvistarlo per le strade, riuscendo a fotografarlo e ad immortalarlo in video che, sui social, sono diventati virali, rendendo Juan Carrito l’orso più famoso d’Abruzzo.

Questo suo atteggiamento di confidenza, come successo ad altri orsi prima di lui, lo ha portato ad essere investito durante un attraversamento in strada da un’automobile e, purtroppo, a morire. Il fenomeno della confidenza non si manifesta solo in alcuni orsi marsicani ma, al contrario, possiamo trovare esemplari con questo comportamento anche tra cervi, volpi e altri animali. 

Cosa spinge un animale selvatico ad avvicinarsi così tanto all’essere umano, a tal punto da rischiare la vita? 

Le motivazioni sono varie e disparate ma c’è una caratteristica che le accomuna tutte: la convenienza o meglio, l’opportunismo. Ebbene sì, un animale che si spinge in paesi e cittá spesso lo fa perché sa di poter trovare cibo facilmente accessibile e quindi, come nel caso delle volpi o degli orsi, sfrutta l’occasione per nutrirsi senza dover sprecare tempo ed energie nella caccia. 

Il problema però è che, oltre ad essere spesso investiti durante gli attraversamenti stradali, gli animali finiscono per mangiare cibo processato che non fa parte della loro dieta e che può non essere digerito adeguatamente o risultare dannoso per loro. In molti casi gli animali rovistano nei cassonetti della spazzatura incustoditi e si nutrono del cibo che trovano al loro interno, finendo anche per ingerire parti delle buste contenenti gli scarti alimentari. Altre volte, come capitava spesso a Juan Carrito, entrano nei pollai e fanno stragi di polli e galline, indubbiamente più facili da cacciare rispetto a un cervo o a un cinghiale. In altri casi invece sono proprio le persone che, per i motivi più svariati, alimentano la fauna selvatica, dando loro cibo direttamente oppure lasciandolo nei pressi delle abitazioni. Questo fenomeno è estremamente dannoso, sia perché spinge un animale a diventare confidente con l’uomo, sia perché il nostro cibo non è idoneo per la loro dieta. Inoltre, nel caso di aggressioni ad animali domestici o di allevamento, questo comportamento crea problemi a livello locale e rischia di suscitare reazioni estreme quali l’uso di bocconi avvelenati o il bracconaggio. Per chiarire meglio il concetto possiamo prendere come esempio le volpi : immaginiamo di trovarci in inverno su una strada innevata e di vedere una volpe ferma in mezzo alla neve che, affamata, invece di scappare via viene verso di noi. Probabilmente impietositi dalla scena cerchiamo in macchina qualcosa da mangiare e troviamo dei crackers che la volpe sembra apprezzare. Crediamo di aver fatto una buona azione sfamandola ma, in realtà, l’abbiamo indirizzata verso la sua condanna. Infatti la volpe inizierà ad associare le automobili al cibo e quindi, invece di passare le giornate cercando di cacciare o di trovare cibo nel bosco, andrà a bordo strada in attesa di qualche passante pronto a sfamarla. Questa volpe, così facendo, rischierà di essere investita o di ricevere cibo che la porterà alla morte.

Volpe confidente fotografata in Abruzzo. Foto di Giacomo Pontara.

Purtroppo nella maggior parte dei casi gli animali confidenti, avvicinandosi agli esseri umani in cerca di cibo, si espongono a dei rischi troppo elevati che risultano spesso fatali. Per ridurre gli investimenti stradali ai danni della fauna selvatica esistono vari progetti, quali ad esempio il Life Safe Crossing, che cercano di minimizzare i rischi tramite la costruzione di appositi attraversamenti per la fauna, detti ecodotti, oppure tramite la costruzione di barriere artificiali o l’installazione di dispositivi dissuasori.

Queste pratiche, che sono molto valide ed efficienti, non sono la soluzione definitiva: quello che dovremmo fare è impedire che la confidenza venga a crearsi, e potremmo ottenere grandi risultati semplicemente evitando di nutrire la fauna selvatica, non lasciando cibo facilmente accessibile in giro e custodendo la spazzatura nel miglior modo possibile.

È meglio poter osservare un animale selvatico che scorrazza in giro per i paesi, rischiando di morire, o non vederlo mai ma saperlo al sicuro nel bosco?

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