“Per fare un tavolo ci vuole un fiore”

Storie di prodotti lungo il filo rosso della filiera foresta-legno

Tempo di lettura 5′

Era il 1974 ed io non ero ancora nato (e ancora ce ne sarebbe voluto), ma ricordo bene le volte in cui questa canzone mi è stata cantata da bambino. Il buon Sergio Endrigo, un grande della musica italiana – che però sono convinto non fosse un esperto in materia forestale (vi prego di smentirmi nel caso) – in queste poche e semplici parole già spiegava un concetto molto complesso e articolato. Quello della filiera foresta-legno.

Quello di filiera è un concetto affascinante che collega le varie fasi di lavorazione e trasformazione della materia prima fino al prodotto finale come se mettessimo in fila (appunto) tanti piccoli pezzettini: nel nostro caso dall’albero in bosco fino al tavolo, ad esempio. Quindi la filiera prende in considerazione sia fasi diverse della lavorazione di un prodotto, ma anche luoghi diversi in cui questi processi avvengono. Per capire meglio in cosa consiste, vi propongo ora un piccolo viaggio per scoprire assieme cosa accade lungo la filiera e vedere che persone e processi sono coinvolti.

“Per fare l’albero ci vuole il bosco”

Non poteva che essere questo il punto di partenza del nostro viaggio. Nel bosco infatti avviene il primo processo in cui l’albero viene tagliato ed estratto per poter essere poi trasportato verso le fasi di lavorazione successive. Il bosco è il luogo dove viene operata la prima e più importante operazione, preliminare rispetto a tutto il resto: la selezione delle piante che devono essere tagliate. Qui viene raggiunto un accordo tra il proprietario del bosco e il dottore forestale sulle piante da tagliare. Viene poi coinvolta solitamente una ditta boschiva che può utilizzare diversi macchinari e tecniche per il taglio, a seconda del luogo in cui si trova il bosco e di quanto questo sia difficile da raggiungere.

Una volta estratto il legname, questo viene poi diviso in base alla qualità ossia a seconda delle caratteristiche del legno, tra cui la densità e lo stato di salute della pianta. Il materiale “buono” individuato viene destinato ad usi “più nobili” quali materiale per l’edilizia, rivestimenti, pavimenti e mobili. Il materiale di scarsa qualità, e gli scarti di questa prima fase di lavorazione, vengono destinati ad usi che poco valorizzano la materia legnosa, come imballaggio o legna da ardere. Ma seguiamo ora il materiale della qualità migliore verso la prossima fermata.

Abbattimento di un tronco di peccio (P. abies). Fonte: Regione Lombardia
“Per fare il legno, ci vuole l’albero”

Nella segheria avviene una vera e propria trasformazione: qui il tronco viene tagliato da potenti lame secondo diverse dimensioni in base alla destinazione d’uso. Tra le più comuni troviamo assi, tavole e traversi per l’edilizia, ma anche pannelli per mobili. Il materiale ottenuto viene poi conservato, essiccato o stagionato in appositi depositi a seconda della destinazione finale.

Una particolarità è il materiale “sfogliato” in cui il tronco che arriva in segheria viene aperto a strati come se fosse una cipolla per poi essere pressato assieme per produrre il compensato. Ma come continua il viaggio del nostro tavolo?

“Per fare un tavolo ci vuole il legno”

Il materiale adesso definito “legno massiccio”, viene consegnato al mobilificio che effettua le ultime trasformazioni sul materiale, tagliandolo a misura, colorandolo o applicando oli e lucidi, assemblandolo. Così il nostro tavolo è finalmente pronto per essere venduto! Quello del legno massiccio per la produzione di mobili non è l’unico utilizzo possibile. Questo viene principalmente utilizzato per gli elementi strutturali di case in legno o solamente per il tetto, oppure per generici lavori di carpenteria.

Il ciclo naturale del legno. Un esempio di utilizzo a cascata della risorsa. Fonte: Ufficio federale per l’ambiente UFAM, Confederazione Svizzera.

E il resto del materiale?

Lo scarto delle varie fasi di lavorazione (principalmente proveniente dalla segheria) può essere raccolto e dirottato verso destinazioni meno nobili, ossia che meno valorizzano la materia prima, ma pur sempre utili. 

  • Dagli scarti delle operazioni di taglio, quindi dalla ramaglia che viene scartata, si può ottenere il cippato che poi viene portato in impianti termici per produrre energia elettrica.
  • Una di queste è la produzione di materiale per imballaggio come ad esempio i pallet, ma anche le cassette della frutta e della verdura, oppure i pannelli in truciolato.
  • Materiale per il riscaldamento come il pellet o i brick, che sono ottenuti dalla compressione del materiale di scarto e segatura a pressioni più o meno elevate a seconda della quantità e della natura del materiale
Diverse pezzature di materiale di scarto, che verrà poi utilizzato per produrre imballaggi o materiale per il riscaldamento. Da sinistra: cippato, pellett e bricchetti. Foto di Alberto Udali, Giacomo Pagot e Pixabay.

Questo è solamente un esempio di utilizzo della risorsa legno, ma un buon esempio, che dalla semplicità di un materiale come il legno ci porta a realizzare prodotti complessi come un mobile. Proprio come diceva Sergio: per fare un tavolo ci vuole un fiore.

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