L’interessante storia di un’iniziativa che lega i defunti e i loro cari alla foresta.
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Con l’avvicinarsi della festa di Ognissanti è parso opportuno fare qualche ricerca su come foreste e defunti siano legati, ma non si trova molto oltre a diverse proposte commerciali per festeggiare Halloween in foreste stregate.
Uno spunto potrebbe essere quello degli alberi o più in generale di tutte le piante legate alla morte, come il famoso Tasso (Taxus baccata) che probabilmente molti di voi hanno visto, almeno in fotografia. Il tasso è una conifera, quindi ha gli strobili (le pigne insomma) e le foglie ad ago. Al giorno d’oggi lo si vede spesso utilizzato come siepe, dove spesso viene potato e mantenuto più come arbusto che come albero, o in parchi e giardini, dove spesso si trovano esemplari antichi. Perché si può considerare come l’albero della morte? No, non per i frutti, cosa piuttosto sorprendente. I frutti sono detti “arilli”, come quelli della melagrana, frutto del melograno. Anche questi sono di un bel rosso vivo e spesso vengono mangiati dagli uccelli che poi espellono solo il seme che germinerà e darà vita ad un nuovo tasso. Il seme e tutte le altre parti della pianta sono invece tossiche, perciò è meglio stare lontani in generale dal tasso.



Oltre però al collegamento tra foreste e defunti grazie all’albero della morte, c’è un’iniziativa molto interessante e forse un collegamento più solido, che lega foreste e defunti, in particolare per l’approccio utilizzato: si tratta di Boschi Vivi, una società cooperativa genovese che si occupa di fare gestione forestale e allo stesso tempo di offrire un posto di commemorazione del defunto. Il bosco che gestiscono si trova nell’Alta Valle dell’Orba, in Liguria.
Come funziona? Toccando ferro (o legno nel nostro caso) che non sia un servizio necessario per molto tempo, funziona come un vero e proprio servizio funebre, con la differenza che invece di pagare un loculo al cimitero, si richiede la dispersione delle ceneri e si paga per avere una targhetta esposta nel bosco. L’albero è raggiungibile con i sentieri che attraversano il bosco. La cerimonia funebre può essere organizzata secondo i desideri dei cari e del defunto, nel rispetto delle regole vigenti nell’area boschiva. Non vi è nessun ostacolo per il tipo di religione o rito, se non per gli aspetti che si legano al rispetto della natura e della persona.
Fin qui senza dubbio pare tutto molto originale, se si guarda al panorama dei servizi funebri in Italia, ma dove sta l’originalità e il vero legame con la gestione forestale?
Principalmente nel fatto che non si tratta di un servizio che offre di piantare alberi, come altre iniziative e aziende già fanno (vedi il caso di WowNature e Treedom di cui vi abbiamo già parlato), ma i proventi dell’attività vengono reinvestiti nel patrimonio forestale in Liguria per progetti di riqualificazione ambientale e miglioramento dei boschi. E’ un esempio di economia circolare, in cui gli abitanti del territorio circostante contribuiscono al mantenimento dello stesso anche quando smettono di viverlo. Non si piantano nuovi alberi solo nel caso di morte dell’albero dedicato al defunto.
Proprio l’aspetto legato al miglioramento della gestione dei boschi esistenti rappresenta un’iniziativa rara e sicuramente degna di nota. Spesso infatti, specie per una questione di attrattiva verso i consumatori, le aziende si fanno promotrici di progetti di creazione di nuovi boschi, senza però curarsi del fatto che in Italia si gestisce poco e si importa tanto, quando si potrebbe gestire di più e importare meno prodotti legnosi dall’estero. In più c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: iniziative come questa legano il bosco alle persone anche da un punto di vista culturale e spirituale, spingendole ad averne cura e interessarsi a come viene gestita l’ultima dimora dei propri cari e chissà, magari ad interessarsi anche ad altri boschi che la ricordano.