News dal nuovissimo regolamento UE, in via di approvazione, che dovrebbe contrastare l’importazione e l’esportazione di prodotti che causano deforestazione e degrado forestale.
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Il tema della deforestazione è qualcosa di cui si parla spesso, con più o meno cognizione di causa e da decenni ormai si lavora per contrastare questo problema e quello di più recente inclusione, il degrado forestale.
Abbiamo parlato alcune volte di deforestazione, di cosa si tratta, di alcune sue conseguenze o ancora, di come si può misurare e monitorare.
In un altro articolo (qui) vi abbiamo raccontato di come il problema della deforestazione non sia un fenomeno distante e di cui noi, come cittadini italiani ed europei, abbiamo responsabilità e modi di contrastarlo.
Mini riassunto per chi non ha voglia di recuperare i vecchi articoli: noi come europei importiamo tantissimi prodotti come olio di palma, caffè, cacao, carne, soia e gomma, che vengono da Paesi in cui la produzione avviene spesso a discapito degli ecosistemi forestali, sia nella loro distruzione, sia nella loro “semplificazione”, o impoverimento da un punto di vista ecologico. In quest’ultimo caso si parla di degrado forestale, in cui ad esempio una foresta ricca di biodiversità, con piante di diverse età, viene gradualmente impoverita della sua diversità. Tra questi prodotti d’importazione ovviamente vanno considerati anche i pregiati legni tropicali di cui siamo grandi consumatori, ma non sempre attentissimi alla qualità dei processi produttivi che li portano da noi.
Insomma, tutto questo per dire che i problemi della deforestazione e del degrado forestale sono problemi attuali e che richiedono soluzioni e impegno da parte nostra per essere risolti.
In questa direzione quindi si sta muovendo l’Unione Europea con la proposta di nuovo regolamento contro la deforestazione e il degrado forestale, che da qui in poi chiameremo con il simpatico acronimo “EUDR” (European Union Deforestation Regulation) [ndr è un acronimo temporaneo e non ancora confermato dalla Commissione UE]. L’EUDR sta nascendo quando sono quasi trascorsi 10 anni dalla nascita di un altro strumento, l’EUTR, che sta per “European Union Timber Regulation”, un regolamento che ha come obiettivo quello di contrastare l’ingresso nell’UE di legname di origine illegale.
Il nuovo EUDR potrebbe essere definito da molti come estremamente ambizioso per l’ampiezza di prodotti a cui è rivolto. Non si parla più solo di legname, ma anche di tutti
quei prodotti legati alla “deforestazione incorporata” di cui vi abbiamo parlato qui, che quindi riguardano selvicoltura, allevamenti e agricoltura. In che modo si propone di raggiungere l’obiettivo? Fondamentalmente imponendo alle aziende e agli Stati di effettuare i dovuti controlli sull’origine dei prodotti che importano, e che esportano. Questo avviene tramite documentazione ufficiale sulla produzione, la possibilità di risalire all’area geografica specifica di produzione. Punto chiave del nuovo regolamento è il fatto che si dovranno effettuare i dovuti controlli sulla provenienza dei prodotti prima dell’ingresso, o dell’uscita, in e da UE.
Naturalmente ci sono diversi punti ancora da chiarire, o che si presentano come problematici, come riportato da uno degli esperti nella conferenza “Dopo Vaia arriva una rivoluzione normativa: i grandi venti di cambiamento nelle politiche forestali”.
Ad esempio si tratta di aggravare la burocrazia per le aziende e quelle che ne risentiranno probabilmente di più sono quelle più piccole, meno attrezzate per far fronte a tutte le verifiche richieste.

Inoltre anche i diversi sistemi di controllo degli Stati, in termini di personale e struttura, rischiano di rendere difficile la creazione di un vero “filtro” della deforestazione. Infine, l’aumento della rigidità degli standard per l’esportazione in un mercato come quello europeo rischia di creare uno sdoppiamento in termini di flusso di prodotti: da un lato alcuni, quelli che rispettano i criteri UE, verso l’Europa, dall’altro invece verso tutti i Paesi che adottano misure meno stringenti. Si rischia così di spostare il problema.
A questo punto, alcune domande potrebbero apparire opportune:
- Riuscirà l’UE con questo nuovo regolamento a ridurre in maniera sensibile la deforestazione nei Paesi esportatori?
- I cittadini europei saranno in grado di ridurre, dove possibile, e migliorare i propri consumi, ad esempio stando attenti a ciò che comprano o alle formazioni politiche che eleggono?
- Come reagiranno i Paesi esportatori a questo nuovo regolamento? Cercheranno di adattare i sistemi produttivi o si adatteranno favorendo il commercio verso altri mercati meno esigenti?