Foreste vetuste, quando l’età è solo un numero

Cosa sono, perché sono importanti e dove si trovano

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 Fonte: Unsplash, Griffin Queen

Vi siete mai chiesti quanto a lungo può vivere un albero? Cosa succede se non viene tagliato? La risposta è abbastanza semplice in realtà: come tutti gli esseri viventi, prima o poi muore.

Quindi, con o senza l’intervento umano, ogni albero è destinato a lasciarci prima o poi, solo che, a differenza degli animali, gli alberi possono vivere centinaia o addirittura migliaia di anni!

Magari vi sarà capitato di sentir parlare, o addirittura di vedere, degli alberi secolari o “monumentali” cresciuti in una radura o nel giardino di qualche antica villa nobiliare, che spiccano per le loro dimensioni eccezionali e per la loro veneranda età. 

In realtà, così come un singolo albero può vivere per moltissimo tempo e raggiungere dimensioni notevoli, lo stesso può avvenire per un’intera foresta. Questo non accade nei boschi che utilizziamo per soddisfare i nostri bisogni ma, al contrario, in quelli che l’uomo ha lasciato intatti per secoli, ce ne sono alcuni in Europa e perfino in Italia. 

Sì, lo so che foreste piene di alberi enormi e antichi probabilmente le avete viste solo in certi film ma vi assicuro che esistono davvero e sono dette “foreste vetuste”, nome che vuol dire appunto foreste antiche. 

Il loro punto di forza è l’elevato grado di naturalità, in quanto gli alberi possono completare il loro intero ciclo di vita senza che l’uomo lo alteri. Vale a dire che sono formate da alberi che nascono e crescono indisturbati e, una volta giunti alla fine della loro vita, il loro legno morto rimane in quello stesso bosco per svolgere tutta una serie di funzioni importantissime, che vanno dal mantenimento della biodiversità allo stoccaggio del carbonio.

Albero morto in piedi. Giosuè Colarelli

Oltre all’abbondanza di legno morto, nelle foreste vetuste convivono alberi d’età molto diverse. Possiamo infatti trovare esemplari di cinquecento anni che vivono insieme a piante di poche decine di anni o, addirittura, di pochi mesi di vita

Questo accade perché nella foresta vengono prodotti molti semi dagli alberi che, se non trovano le condizioni adatte per germinare, rimangono nel suolo in attesa del momento giusto per crescere. Uno dei fattori limitanti in queste foreste è la luce. L’ombreggiamento causato dalle piante più grandi infatti può inibire la germinazione dei semi e, quindi, la rinnovazione della foresta. La soluzione, sembra strano dirlo, è rappresentata dalla morte degli alberi più “ingombranti” che, cadendo al suolo o semplicemente seccandosi, permettono alla luce di arrivare al suolo, e forniscono “spazio vitale” ai giovani alberi. Questi, crescendo numerosi, entreranno in competizione tra loro e, mentre alcuni raggiungeranno gli spazi più elevati all’interno della copertura delle chiome, altri moriranno, fornendo così all’ecosistema bosco altro prezioso legno morto. 

Faggio schiantato al suolo, Pizzoferrato, Parco Nazionale della Maiella. Giosuè Colarelli

Il legno morto, gli alberi di età diversa e i cicli naturali molto lunghi rendono le foreste vetuste degli ecosistemi imprescindibili per il pianeta, perché rappresentano uno scrigno di biodiversità e sono in grado di fornire numerosi servizi ecosistemiciA proposito di biodiversità, pensate che, solo nel nostro Paese, questi ecosistemi rappresentano l’habitat prediletto di molte specie rare o a rischio di estinzione, come ad esempio l’orso bruno marsicano, o la Rosalia alpina, un coleottero che, per sopravvivere, ha bisogno di determinate tipologie di legno morto che trova in queste foreste.

Proprio per la loro importanza queste foreste sono state riconosciute Patrimonio Mondiale dall’UNESCO, e l’Europa ha creato una rete di 64 siti detti “Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europadi cui ben 6 si trovano in Italia! Per concludere l’articolo ecco il link in cui potete trovare le foreste vetuste italiane, nel caso in cui voleste ammirarle dal vivo. Ricordate che questo essere abbandonate o poco curate non è un difetto ma, al contrario, è la loro più grande ricchezza.

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