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Le fioriture degli alberi da frutto nei parchi e nei giardini sono uno spettacolo meraviglioso da ammirare in primavera, ma il bosco non è da meno, ve lo assicuro. Innanzitutto, ci sono ciliegi anche in montagna ai margini del bosco e poi ci sono le così chiamate “specie nemorali”. Nemus significa “bosco” in latino, perciò “nemorale” significa “di bosco”. Con questo termine in botanica si indicano quelle specie erbacee boschive che fioriscono appena inizia la primavera, appena prima che gli alberi si ricoprano di foglie. Il perché è facile da indovinare: all’ombra delle chiome folte, le pianticelle nel sottobosco non avrebbero abbastanza luce, quindi è fondamentale che fioriscano prima che il suolo venga oscurato. La loro fioritura è breve, quindi non bisogna perdere l’occasione, questo è esattamente il periodo giusto per ammirarle. Vediamo subito quali sono le specie che non devono assolutamente mancare tra le conoscenze naturali di ogni appassionato.
Croco

Anche se da noi in Italia preferisce crescere nei pascoli e nelle praterie montane, e solo occasionalmente in boschi radi, non si può non conoscerlo. Il croco annuncia la primavera e comunque in altre parti d’Europa è un fiore di sottobosco. Il suo nome latino è Crocus vernus, e vernus in latino significa proprio primaverile. Spunta come un singolo fusto con un singolo fiore viola pallido a sei petali e pochi stami, con antere piene di polline arancione acceso.
Erba trinità

Come non notare questo piccolo fiore, che nei boschi di faggio e querce può formare dei tappeti violetto. I fiori sono singoli sullo stelo e gli stami con il polline sono numerosi e molto chiari. Ma attenzione, la sua fioritura dura solo una settimana! La sua foglia però è abbastanza caratteristica da poter essere distinta anche senza fiore se ci si fa l’occhio. La sua foglia a tre lobi ricorda la forma di un fegato, per questo nel Medioevo l’erba trinità veniva usata per curare le malattie epatiche. Nel Medioevo infatti, si credeva che Dio avesse messo degli indizi nella natura per aiutare gli uomini a capire come usare le piante. Non a caso il nome latino di questa pianta è Hepatica nobilis, o Hepatica triloba. In entrambi i casi il fegato c’entra sempre. In verità l’erba trinità è della famiglia dei ranuncoli, e come quasi tutte le specie di questa famiglia è velenosa. Ed è anche protetta.
Primula

Non le grandi primule dai colori sgargianti e diversificati delle fiorerie, ma il piccolo fiorellino giallo pallido e arancione verso l’interno, con petali cuoriformi. Lo possiamo trovare nei boschi e su scarpate, su terreni alcalini, a differenza dell’Hepatica nobilis che indica terreni calcarei. Il suo nome latino è Primula vulgaris a indicare che fiorisce prima degli altri. Le foglie sono scure, rugose, crescono in una rosetta e possono anche essere mangiate in insalata, se non fosse che la primula è una specie protetta.
Campanellino

Un fiorellino bianco ricurvo all’ingiù sullo stelo a ricordare appunto una campanella. Ognuno dei suoi petali è decorato all’estremità con una macchietta verde. Le foglie sono carnose e lineari. Cresce in boschi umidi, ricchi d’acqua e di sostanze nutritive. Ancora una volta il campanellino porta la primavera nel suo nome. Il nome scientifico è infatti Leucojum vernus. Vernus come ricorderete per il croco, significa “primavera” in latino, mentre leucojum viene dal greco leukos, “bianco”, e ion, “viola”, perché il suo profumo ricorda appunto quello di una viola. Anche il campanellino è velenoso, provoca infatti aritmie cardiache. Basterebbe la sua bellezza a proibirci di raccoglierlo, ma sappiate comunque che è una specie protetta.
Anemone dei boschi

Anche l’anemone, come l’Hepatica, fa parte della famiglia dei ranuncoli, e così sappiamo già che al 90% è velenosa. Difatti, la linfa dell’anemone provoca irritazione e vesciche sulla pelle se usata esternamente, mentre se usata internamente può provocare paralisi muscolare e arresto cardiaco. Possiamo dedurre il suo habitat naturale dal suo nome scientifico, Anemone nemorosa: nemus in latino significa “bosco”. Più specie nemorale di così! La si nota spesso in gruppi folti in sottoboschi freschi e umidi ricchi di sostanze nutritive. I fiori sono bianchi, a cinque petali, grandi quattro centimetri. La foglia è quella classica di un ranuncolo, molto simile a quella dei gerani, trifogliate e con i margini frastagliati.
La primavera è fugace e bisogna approfittare delle meraviglie che offre prima che svaniscano. Ricordiamoci però che approfittare non significa raccogliere, quanto piuttosto notare le bellezze che ci circondano, riempirsene gli occhi (e al massimo la galleria del telefono) e lasciare i fiori dove sono.