Salvate il soldato Edera!

Da operatore chiave dell’ecosistema di alcuni boschi a criminale di guerra il passo è brevissimo.

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In Natura, niente è lasciato al caso. Ogni specie, infatti, animale o vegetale che sia, occupa un posto chiave nelle complesse dinamiche ecologiche che compongono e regolano i vari sistemi. Il bosco – in quanto ecosistema alquanto complesso – non fa eccezione. Ogni abitante, ogni organismo, ogni pianta, dal più sgradito e insignificante al più maestoso, ha una sua funzione. Nel momento in cui uno di questi ingranaggi viene meno, il meccanismo si inceppa e smette di funzionare correttamente, andando a ricercare subito un nuovo equilibrio.

Questi concetti e queste dinamiche sfuggono non solamente alle persone non del mestiere, ma anche a chi del bosco ne fa la sua professione e lo vive ogni giorno. Il caso di oggi è forse una delle questioni più controverse che ci siano, antico quanto il bosco stesso. Il caso dell’edera – (cupo rombo di tuoni in lontananza).

Quello dell’edera comune (Hedera helix L.) è un caso esemplare che divide nettamente l’opinione pubblica in due parti. C’è chi la ritiene una specie “nociva”, il primo indiziato sul quale puntare il dito nel momento in cui una pianta sparisce improvvisamente dal paesaggio e la si ritrova a terra. La colpa, se così la possiamo definire, dell’edera è di essere una pianta rampicante (come la vite, o anche il gelsomino) e quindi dal comportamento parassitario. Sembra essere infatti convinzione comune che l’edera si nutra della pianta che elegge come suo sostegno, che crescendo la faccia soffocare e la conduca a morte certa. Per cui, stando a queste argomentazioni, l’edera sarebbe una pianta da estirpare, da eliminare completamente dal nostro paesaggio perché “brutta-e-cattiva”.

Figura 1. Chiaro esempio di edera brutta-e-cattiva che cerca di abbattere la casa di un onesto lavoratore. (Foto di M. Boscaro)

Dall’altra parte della barriccata c’è chi invece conosce l’edera in realtà, non come specie parassita, ma anzi come un operatore ecologico di fondamentale importanza per l’ecosistema bosco. L’edera è un soldato che svolge accuratamente e in maniera certosina il suo lavoro, ma è ingiustamente perseguitata.

-Forse non tutti sanno che l’edera si trova principalmente nel sottobosco rado e va a formare degli estesi tappeti. Nel momento in cui le condizioni al suolo diventano critiche per lei (vedi ad esempio, la presenza di forti inquinanti o pesticidi, troppo ombreggiamento da parte delle piante circostanti, la competizione con altre specie erbacee), questa cerca un sostegno per potersi sviluppare sul piano verticale. Il fusto produce quindi degli organi simili a delle radici, ma che sono in realtà degli uncini molto resistenti per poter rimanere saldamente ancorata al sostegno.      

-I fiori sono molto importanti per le diverse specie di insetti che popolano il bosco. Le api li preferiscono soprattutto nel periodo autunnale quando tutte le altre fioriture si sono già esaurite. I frutti invece, bacche dall’intenso color blu-violaceo, sono consumate da numerose specie di uccelli e diventano l’unico sostentamento in alcune stagioni dell’anno.

-Le foglie, di un inconfondibile verde intenso, sono ricche di cloroplasti e quindi svolgono attività fotosintetica anche quando c’è poca luce e a basse temperature, come nei mesi invernali. Inoltre, secondo uno studio della NASA, l’edera rientra tra le piante “anti-inquinamento” in grado di assorbire inquinanti molto pesanti come il benzene (un composto naturale costituente del petrolio) e piccole quantità di tricloroetilene, una molecola cancerogena per l’uomo.

La funzione, forse, più importante è quella di essere un vero e proprio operatore ecologico: l’edera, infatti, con il suo peso, contribuisce a far cadere gli esemplari meno resistenti e malati. Accelera quindi il processo di maturazione e di successione del bosco, favorendo l’insediamento di nuove e giovani piante più forti e vigorose.

Figura 2. Edera che avvolge un albero in autunno. Da notare come l’edera si limiti a crescere sul fusto principale e a non invadere i rami con le foglie, organi che producono energia per la pianta. Fonte: Pixabay.

Insomma, chi si lancia in campagne e battaglie utopiche contro l’abbattimento e l’estirpazione dell’edera, ne sono prova le diverse segnalazioni che arrivano al Corpo Forestale dei Carabinieri, non è tanto diverso da chi vede nei mulini a vento giganti da combattere. L’edera è riconfermata nel suo ruolo di importante agente segreto che agisce sotto copertura nel bosco sotto diretto ordine di Madre Natura. Tagliare l’edera significa dunque danneggiare irrimediabilmente i nostri boschi a diversi livelli, significa mettere potenzialmente a rischio un delicato e articolato sistema ecologico fatto di equilibri, interdipendenza e autosostentamento.

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