Tre buoni motivi per apprezzarlo per una gestione forestale più sostenibile
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Il bosco è fatto di alberi che, come gli esseri umani, prima o poi muoiono. Questi alberi morti formano la cosiddetta “necromassa forestale” o, più semplicemente, il legno morto. Se ci capita di osservare un bosco dal vivo, una delle prime cose che salta all’occhio è proprio la presenza o meno di questo legno morto, perché i boschi che ne presentano grandi quantità ci appaiono subito disordinati e in un certo senso sporchi. Questo perché nell’immaginario collettivo una foresta è vista come un insieme di alberi, magari alti e slanciati, che sovrastano un suolo uniforme, ricoperto di foglie o al massimo di qualche ramo spezzato. Una volta infatti, nei boschi gestiti e utilizzati dall’uomo, la presenza di legno morto era vista in maniera negativa poiché ritenuta causa di problemi fitosanitari (come attacchi di parassiti) e di incendi.
Per secoli dunque questo legno è stato regolarmente rimosso dal bosco durante le operazioni di taglio o di raccolta del legname, anche perché, gli alberi morti da poco diventano un ottimo combustibile. Per questa ragione, ancor oggi la maggior parte dei boschi italiani è sprovvista di necromassa o ne presenta quantità minime. Questa tradizione ha portato alla percezione comune che un bosco “pulito” sia auspicabile, in quanto sano, e, di conseguenza, che la presenza di legno morto sia indice di incuria o di un bosco abbandonato a se stesso.

In realtà negli ultimi anni si è affermato, a livello internazionale, il concetto di Gestione Forestale Sostenibile ed uno dei criteri che caratterizzano una foresta gestita in maniera sostenibile è proprio la presenza di questo legno, che viene classificato in tre tipologie principali: tronchi a terra (ovvero gli alberi caduti), alberi morti in piedi (quelli che sono ancora verticali) e ceppaie.
Ognuna di queste tipologie ha delle caratteristiche peculiari che la rendono importante per svolgere una determinata funzione all’interno della foresta ma, in generale, alla necromassa forestale possono essere riconosciuti tre compiti. Per spiegare il primo, possiamo fare un parallelismo con i nostri terreni agricoli: noi siamo in grado di coltivare alcuni terreni per produrre vegetali che diventano cibo per noi e per i nostri animali, ma così facendo il terreno si impoverisce dei nutrienti che ha “ceduto” ai vegetali, ed è per questo che lo concimiamo.
Il bosco, come è evidente, produce vegetali di notevoli dimensioni e spesso molto longevi, ma chi è che lo concima? Ebbene sì, è proprio il legno morto che, una volta caduto al suolo, viene decomposto da vari organismi e nel corso del tempo torna nel terreno come nutrimento per il bosco stesso. Il secondo compito della necromassa è la funzione di habitat per vari esseri viventi, fra i quali troviamo altri vegetali, muschi, licheni, funghi e varie specie di insetti, uccelli e anche mammiferi.

Per comprendere meglio il ruolo della necromassa immaginiamo un albero morto, che in seguito a una raffica di vento, viene schiantato al suolo. In poco tempo quel tronco potrà essere colonizzato da specie di funghi lignicoli che quindi, per nutrirsi, cominceranno a decomporre quel legno, rendendolo pian piano di una consistenza più tenue. Questa morbidezza che il legno acquisisce permette ad alcune specie di insetti di scavare al suo interno delle gallerie in cui deporre uova, che diverranno larve. A questo punto diverse specie di uccelli potranno recarsi su quel tronco per scovare le larve e nutrirsene ma, in seguito, quegli stessi uccelli potranno diventare nutrimento per altre specie animali carnivore, come il gatto selvatico. Questo esempio può farci riflettere su come il legno morto sia un vero e proprio scrigno di biodiversità e su come un singolo tronco a terra possa rappresentare un micro-ecosistema a tutti gli effetti.

Il terzo compito del legno morto riguarda il ciclo del carbonio. Infatti, come scrive Renzo Motta nel suo articolo “Perché dobbiamo aumentare la quantità di necromassa nelle nostre foreste?” il legno morto “rappresenta anche un importante serbatoio di carbonio. Il carbonio contenuto negli alberi morti viene restituito al suolo e all’atmosfera gradualmente nel corso dei decenni. Questo ruolo viene considerato oggi di prioritaria importanza per il ruolo di mitigazione che i popolamenti forestali possono svolgere nei confronti delle emissioni di carbonio”.
Possiamo dunque comprendere quanto la necromassa è importante per le nostre foreste sotto vari aspetti e che quindi rappresenta un’importante risorsa e non è necessariamente indice di incuria o cattiva gestione del bosco.