Piantare e far crescere l’albero giusto, nel posto giusto e per il motivo giusto?

La nuova Strategia Forestale dell’Unione Europea per il 2030

Tempo di lettura 4′

Foto CC di Creyesk

Nel chiasso della comitiva di turisti che affollava il rifugio di montagna a metà luglio era quasi impossibile accorgersi che a Bruxelles veniva pubblicata la nuova Strategia Forestale 2030 dell’UE: un documento di trenta pagine per guidare la gestione delle foreste in linea col nuovo approccio di crescita economica del Green Deal Europeo

La Strategia Forestale traccia una serie di linee guida per una gestione più sostenibile delle foreste dell’UE entro il 2030. Allo scadere di quell’anno, la stessa UE vuole diminuire le emissioni di gas serra del 55%, ma vuole anche estendere le aree protette al 30% del suo territorio. La crisi climatica e la perdita della biodiversità vengono così affrontate insieme. Per questo i tre nuovi miliardi di alberi che la Strategia Forestale intende piantare entro il 2030 favoriranno altre piante e animali, e assorbiranno anidride carbonica mitigando il cambiamento climatico. Gli stessi cittadini europei potranno monitorare gli alberi piantati dal sito MapMyTree, oltre a ricevere suggerimenti per piantare e curare la crescita di alberi da una piattaforma dedicata.

La Strategia punta a preparare le foreste a condizioni atmosferiche più estreme, in modo che queste possano assorbire e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Serviranno foreste “più estese, più sane e più varie di oggi”, foreste con specie che possano adattarsi all’aumento delle temperature – molte specie stanno già migrando verso nord o più in quota, dove ritrovano le loro temperature favorevoli. Estati più secche aumentano il rischio di ‘mega-incendi’ e di attacchi da parassiti degli alberi – anche a causa di inverni più miti. Queste sono grandi sfide per alberi che crescono lentamente in un clima di rapidi cambiamenti, ed è qui che la Commissione indica l’importanza di prevenire e curare i danni rafforzando la resilienza delle foreste. Non si tratta solo di riforestare ma anche di ripristinare foreste e i loro servizi, di utilizzare pratiche di gestione forestale che imitino quelle naturali per preservare e ripristinare la biodiversità.

Il 43,5% dell’UE è coperto da foreste e “altri terreni boschivi” ma in modo frammentato e circondando a volte campi e città. La Strategia non può quindi lasciare intoccate le foreste e deve muoversi come un funambolo in equilibrio fra gli interessi dei vari attori che la separano da oggi al 2030. Molti di questi sono i proprietari forestali, che gestiscono oltre la metà delle foreste europee. “La cosa giusta da fare dev’essere economicamente fattibile” dichiara la Strategia, prima di proporre alcuni incentivi per i proprietari forestali. 

I tentativi di allungare la permanenza dell’anidride carbonica sulla Terra sotto forma di carbonio (es. legno), si notano anche dall’interesse per la bio-economia, come nell’edilizia. Si tratta di aumentare la quantità di legno in edifici proprio perché questi dureranno per decenni, invece di lasciar deperire o bruciare il legno; inoltre l’uso del legno impatta meno del cemento per l’ambiente. 

La raccolta di frutti, miele, piante aromatiche e medicinali e di altri prodotti non legnosi sostengono il 20% dell’economia legata alle foreste europee. La Strategia promuove la loro raccolta e vendita sostenibile, e favorisce l’ecoturismo. La Strategia va quindi oltre al mero approccio di tagliare/piantare e far crescere l’albero giusto, nel posto giusto e per il motivo giusto, ma tratta anche la multifunzionalità della foresta nei suoi diversi prodotti e servizi.

Critiche

La Strategia ha ricevuto critiche da più parti, come dai proprietari forestali, rappresentati da CEPF (Confederation of European Forest Owners), che “sentono si basa più su ideologia ed emozioni che sulla vita reale di ogni giorno”. I governi di Austria e Germania vedono un pericoloso tentativo di centralizzazione a Bruxelles della competenza forestale, contrario alla sovranità degli Stati Membri sulle proprie foreste, come da accordi nei Trattati Europei. Inoltre, ogni Stato Membro ha già sviluppato una propria conoscenza e gestione sostenibile dei suoi diversi tipi di foreste che la Commissione rischia di omogeneizzare con questa Strategia, come riporta  l’associazione rappresentante le foreste statali, EUSTAFOR (European State Forest Association). Fern è una ONG che si occupa di protezione forestale, e commentava la Strategia definendola “incoraggiante ma troppo timida” nell’affrontare le “devastazioni della produzione di bio-energia”. WWF lamenta gli scarsi mezzi indicati dalla Strategia per prevenire il taglio intensivo di legname, a danno degli obiettivi UE su clima e biodiversità.  

La pubblicazione della Strategia è sicuramente un traguardo per il funambolo, che ora si prepara alla prossima passeggiata da equilibrista fra gli attori che già lo strattonano da più parti, come il Consiglio e il Parlamento europeo, che dovranno approvare la Strategia. L’ambizione della Strategia porterà ai risultati sperati entro il 2030? Perché sì/no? Cosa cambierà per le foreste vicine ai rifugi di montagna affollati di turisti a metà luglio?

Foto di Giacomo Pontara

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