Che cos’è? E perché dovrebbe interessarci la sua conservazione?
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Si sente spesso parlare di biodiversità. È diventata quasi una parola di tendenza. Nonostante la sua popolarità nei media, social e discorsi politici, questo termine è spesso utilizzato in modo confuso e senza preoccuparsi di darne una definizione accurata. In effetti, il concetto di biodiversità è piuttosto complesso e di conseguenza non è facile da spiegare in modo chiaro e con poche parole.
Parafrasando la definizione data dalla Convenzione della Diversità Biologica (CBD) delle Nazioni Unite la biodiversità è la varietà tra tutti gli organismi viventi (diversità di specie o interspecifica) e tra gli ecosistemi (diversità di ecosistema) – terrestri, marini e acquatici (acque dolci) – di cui essi fanno parte; ciò comprende anche la diversità all’interno della specie (diversità genetica o intraspecifica). Generalmente, si tende ad associare il termine “biodiversità” al gran numero di specie animali e vegetali presenti sul pianeta (dimenticando il più delle volte funghi, batteri e altre forme di vita). Ma la sua definizione non riguarda solo la mera somma di specie viventi. La ricchezza di specie e la loro abbondanza è solo una delle tre componenti della biodiversità: si tratta della diversità di specie. Gli altri due livelli sono la diversità genetica e la diversità ecosistemica.
Diversità di specie: un po’ di numeri
Partiamo dalla componente più semplice. Il numero totale di specie sul pianeta è stimato a circa 8,7 milioni di specie. Finora, solo 1,2-2 milione di specie sono state scoperte. Si stima che dal totale 6,5 milioni di specie vivano sulla terra e il restante 2,2 milioni negli oceani. L’80% delle specie terrestri vive nelle foreste. Il gruppo più abbondante di specie è quello degli insetti, con circa 5 milioni di specie (ad oggi solo un milione di queste sono state scoperte e descritte).

Diversità genetica (intraspecifica)
Gli individui appartenenti ad una stessa specie sono simili, ma tutti diversi tra loro dal punto di vista genetico. Siamo diversi dai nostri genitori e ancora più diversi dai nostri amici, ma facciamo tutti parte della specie Homo sapiens. Così accade anche nelle altre specie viventi ed è definita diversità genetica. La diversità genetica è molto importante perché permette alle specie di far fronte ai cambiamenti. Una specie con scarsa diversità genetica è più vulnerabile e sarà meno capace di fronteggiare, ad esempio, una malattia o i cambiamenti climatici. Molte piante oggi utilizzate per fini alimentari sono state selezionate geneticamente per intensificare la produzione. Ciò ha portato negli anni ad un impoverimento della loro diversità genetica, rendendo molte colture vulnerabili. Un esempio è il caso della varietà di patata coltivata nell’800 in Irlanda la cui diversità genetica era molto ridotta. Venne attaccata per diversi anni da un fungo (Phytophthora infestans) che distrusse la maggior parte del raccolto, provocando una grave carestia. In natura esistono molti casi simili e alla luce dei cambiamenti climatici cresce l’importanza di conservare la diversità genetica.
Diversità ecosistemica
Il secondo livello riguarda la diversità ecosistemica che include la ricchezza e l’abbondanza di ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono, interagiscono tra loro (formando le comunità biotiche) e con l’ambiente fisico circostante (la componente abiotica). Un esempio sono gli ecosistemi forestali, che in base alla posizione geografica e all’influenza climatica possono essere molto diversi tra loro: lampanti sono le differenze tra le foreste italiane e quelle tropicali viste nei documentari (o dal vivo per i più fortunati). Questi ambienti presentano temperatura, umidità, suolo e altri elementi diversi fra loro e tali da influenzare le specie adattate a vivere a determinate condizioni: più della metà delle specie note vive nei vari ecosistemi delle foreste tropicali. Ad ogni modo, non c’è bisogno di andare così lontano per trovare ecosistemi diversi. Anche in Italia gli ecosistemi forestali variano molto da nord a sud, caratterizzati da diverse condizioni ambientali, e popolati da diverse comunità di organismi.

Capire cos’è la biodiversità significa capire cosa e perché conservare e proteggere specie ed ecosistemi: ci aiuta a considerare il capitale naturale dove viviamo, i servizi che ci offre e come valorizzarli. La foresta non è quindi solo un insieme di alberi ma una varietà di organismi ed ecosistemi intrecciati fra loro: dal capriolo alla radura in cui pascola, dal picchio al coleottero nell’abete, dai funghi al torrente che taglia il bosco fino al laghetto pieno di trote, circondato dalla foresta. E nel parco in città c’è biodiversità? Nel bosco dietro casa o dove andiamo in gita il sabato quali sono le specie presenti? Notiamo differenze fra gli ecosistemi delle foreste? E perché ci sono differenze? Cosa succederebbe se non venissero tutelati e protetti questi ecosistemi e gli organismi che li abitano?
Per quanto sia una parola di tendenza, la biodiversità tende a farci ripensare al mondo naturale ricco e diverso in cui viviamo: nel giardino di casa, nei parchi in città, nei boschi italiani ecc. Capire cos’è la biodiversità tende a responsabilizzarci nella conservazione di una complessità naturale che spesso ancora ci sfugge, ma che la definizione di biodiversità delle Nazioni Unite continua a ricordarci.