Celebrando la Giornata Internazionale della Montagna con un ritratto della foresta alpina, fra servizi che offre e sfide che propone
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Ecco spuntare la fronte del sole da dietro il crinale e illuminare le cime sul versante opposto della vallata: il bianco della neve caduta la settimana scorsa si accende di rosa e diventa poi giallo-arancio, punteggiato delle rocce nere affioranti. Gli abeti della foresta più a valle sembrano guardare a naso all’insù i colori cangianti della neve e il cielo blu sopra di loro. Il grido roco di un corvo rompe il silenzio nell’aria gelata dell’undici dicembre.
Dalle cime la luce si espande lentamente in basso, sui pascoli d’alta quota coperti di neve, dove in estate marmotte e camosci si alternano, mentre i campanacci delle mucche si sentono ora più vicini ora più lontani. Adesso invece c’è silenzio sul pascolo davanti alla malga, mentre le chiome di pini cembri e larici iniziano a tingersi di un biondo acceso del primo sole. Già, quegli alberi sono saliti più in quota di dove si trova la malga: una schiera di giovani alberi sembra avanzare sui pascoli come volessero conquistare le vette più sopra. In effetti sempre meno vacche salgono in alpeggio, e questo permette agli alberi di crescere sopra il bosco. Anche il surriscaldamento globale aiuta gli alberi a salire di quota: la temperatura sulle Alpi è già aumentata di due gradi centigradi rispetto al XIX secolo, cioè il doppio della media globale. Così, quei pascoli che il sole ora illumina potrebbero col tempo affollarsi di alberi: le temperature più calde stanno spostando in quota alcune specie di piante e facilitano l’arrivo di altre da quote più basse. Quindi i nuovi alberi potrebbero soffocare lentamente i prati d’alta quota e la loro biodiversità: la marmotta si adatterà a vivere anche in foresta, oltre che sulle pietraie? E i molti fiori ed erbe di montagna avranno abbastanza luce all’ombra degli alberi? E le orchidee che ‘migrano’ due metri all’anno in quota per sfuggire al caldo, dove cresceranno quando arriveranno alle rocce delle vette?

Il sole ora riscalda le pietre di antiche baite più a valle: il bosco le ha ormai circondate, mescolando agli abeti anche alcuni pioppi senza foglie per l’inverno. Quelle baite e le foto in bianco e nero di com’erano, testimoniano una vita diversa in montagna, regolata dalle attività umane, oggi spesso in abbandono.
La foresta e la sua biodiversità sono parte di casa e della cultura locale in diverse forme, perfino liquide, come ricorda la bottiglia di grappa di cirmolo fatta con pigne di pino cembro sotto spirito.
Ma il sole non indugia troppo fra le finestre delle case e continua lentamente a scendere fino a raggiungere il lato opposto della valle da cui è sorto. L’ombra del crinale verso cui il sole si muove ora copre il paese e inizia a risalire l’altro versante della valle. I caldi colori della luce del pomeriggio inondano il canalone, dove in estate scorre un torrente, adesso appena visibile tra la neve: gli alberi che salgono oltre il paese e si arrampicano sui fianchi del canalone, prevengono o frenano possibili slavine e frane. Molti di loro sono cresciuti su un suolo roccioso e hanno radici che scendono in profondità per raggiungere il terreno, ancorando al suolo le rocce su cui crescono; lo sforzo però li fa crescere più lentamente ed appaiono così in dimensioni ridotte. Questi alberi proteggono contro l’erosione del suolo, aiutando la montagna stessa: se quei pendii fossero senz’alberi, la pioggia sarebbe assorbita molto meno perché non ci sarebbero alberi a berla. Un pendio senz’alberi farebbe scivolare a valle molta più pioggia, con rischi per la stabilità del pendio e per il paese più sotto. Senz’alberi, i costi di opere di ingegneria per stabilizzare il suolo sarebbero notevoli e danno altresì una stima del valore di quei boschi di protezione lungo il canalone, che il sole ormai ha lasciato all’ombra.
I raggi del sole infatti sono saliti oltre il bosco passando per alcuni sentieri, in estate affollati da escursionisti ma che oggi hanno visto solo le sagome veloci di due cacciatori prima dell’alba. E poco dopo il sole si eclissa dietro al crinale, mentre da tempo si sono accese le prime luci nelle case in fondo valle.
Il sole sorgerà oltre le cenge di altre montagne e troverà altre persone indaffarate nella loro vita non lontano da altri boschi. Nonostante le differenze, la foresta rimane un punto di congiunzione fra persone e montagne per i servizi che la biodiversità forestale offre a entrambi e per le sfide nella sua conservazione. È così che, celebrando i boschi di montagna, festeggiamo la Giornata Internazionale della Montagna, indetta dalle Nazioni Unite e che promuove quest’anno l’importanza della biodiversità montana nel mondo.
Ignaro di essere festeggiato, il corvo si posa sulla cima di un abete rosso e osserva dal limitare del bosco il paese coi lampioni accesi, mentre le stelle iniziano a brillare in silenzio nella sera dell’undici dicembre.