Foreste, comunità locali, biodiversità e virus

Il ruolo delle foreste sul COVID-19 e viceversa

Foresta tropicale tagliata e bruciata per espandere una piantagione di banani nel sud del Belize. Deforestazione e degrado della biodiversità forestale portano all’insorgere di malattie come il COVID-19. Giacomo Pontara.

Il dibattito sulla genesi del COVID-19 continua da molti mesi: alcuni additano il laboratorio di Whuan, altri invece animali selvatici e foreste. Foreste?

Molti giornali riportano che l’origine comune di malattie virali, come ebola, aids e COVID-19, sia da ricercare negli animali selvatici presso foreste tropicali: questi virus sono ‘zoonosi’, o virus saltati da animali vertebrati all’uomo. Il COVID-19 è certo dilagato da Wuhan, ma il posto da cui provenivano gli animali infetti – portati al mercato o nel laboratorio di Wuhan – potrebbe trovarsi ben lontano dalla metropoli cinese. Ed è allontanandoci da Wuhan che torniamo alle foreste tropicali.

La comunità scientifica avverte che deforestazione e perdita di biodiversità portano all’insorgere di malattie come il COVID-19. La deforestazione spinge la fauna a spostarsi verso centri abitati; fra questi ci possono essere animali infettati da virus sviluppati in foresta. 

I bordi delle foreste tropicali mangiucchiati da agricoltura e da altre attività umane diventano la culla di zoonosi. Additare pangolini, pipistrelli scagiona troppo comodamente le attività umane, che deforestano e sono causa indiretta della fuoriuscita di virus dalle foreste. Le foreste invece sarebbero barriere naturali di contenimento delle malattie: la loro ricchezza di specie diluisce i virus perché i vari animali contagiati fra loro possono portare e trasmettere malattie non tanto bene quanto gli animali da cui le hanno contratte, e il virus  viene così controllato in foresta e dalla foresta. La distruzione di foreste tropicali – ricchissime di specie – indebolisce però questo servizio forestale. Ciò mostra l’importanza di conservare la biodiversità per la salute dell’uomo – approccio di Salute unica e globale: investire nella salute della biodiversità forestale significa anche investire nella salute umana.

Quali rischi per le popolazioni forestali? Come possono tutelarsi dal COVID-19?

Il COVID-19 sta avendo impatti sulle foreste e sui suoi abitanti ai Tropici. Le comunità forestali diventano consapevoli del rischio di mangiare selvaggina, ma sanno di avere poche alternative. È giusto costringere queste persone a cambiare dieta e tradizioni? Cosa mangerebbero altrimenti laddove l’agricoltura è impraticabile? 

Nonostante ci possano essere animali infetti in foresta tropicale, la pandemia rischia di aumentare la caccia. Infatti, migliaia di persone hanno perso il lavoro e sono emigrate dalle città alle comunità d’origine, col rischio di portare il virus nelle comunità. L’aumento di popolazione presso le foreste ha aumentato la domanda di cibo – e di legna per cucinare – a cui le foreste devono rispondere. La caccia così rischia di aumentare; una caccia senza controlli, giacché le forze dell’ordine sono impegnate col virus in città. Ma la drastica diminuzione di controlli in foresta aumenta anche altri crimini impuniti, come la deforestazione. 

Inoltre, l’economia di molte comunità forestali soffre l’assenza di turismo ai Tropici. Le comunità che vivono del biglietto dei turisti nei parchi erano incentivate a non cacciare, altrimenti i turisti non sarebbero venuti. Queste comunità ora devono trovare alternative di sopravvivenza e reddito, o cominceranno a guardare all’area protetta con gli occhi del leone sul cucciolo di zebra che beve al fiume.

Parlando di fauna, non potrebbero anche gli animali selvatici contrarre il COVID-19 dalle persone infette che entrano in foresta? C’è grande apprensione per le specie di scimmie a rischio estinzione come i gorilla. Inoltre, tigri e leoni dello zoo di New York e i visoni di allevamenti in Europa hanno già contratto il virus dai guardiani. Se il COVID-19 salta dall’uomo ad altre specie animali anche in natura, che impatto avrebbe la perdita di fauna sulle foreste? 

Una maloka della popolazione amazzonica dei Caboclos nell’Amazzonia brasiliana. Le comunità forestali sono pesantemente colpite dalla pandemia ai Tropici e rischiano di portare il virus in foresta quando vanno in città a rifornirsi di cibo. Giacomo Pontara.

Nel mondo post-pandemia, quali sono le foreste degradate più a rischio uscita di nuove zoonosi? Possono nascere zoonosi dalle foreste in Europa? Quali attività principali sgranocchiano i bordi delle foreste nel mondo e danneggiano la biodiversità forestale? Chi le gestisce? Cosa possono fare i consumatori di prodotti derivanti da queste attività per favorire una produzione che mantenga la salute della biodiversità forestale e, di riflesso, la salute umana? 

Queste domande riconoscono che le foreste non hanno ricevuto abbastanza attenzione nell’utilizzo delle loro risorse. Riconosciuto questo, si può ripartire per ricostruire meglio il rapporto uomo-foreste ed evitare nuove pandemie.

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